mercoledì 18 aprile 2012

DAL EAST - Fever of the worn land - mostra personale a Milano


DAL East – Fever of the worn land
inaugurazione 3 maggio 2012 – ore 18/21- Spazio Isarte –Corso Garibaldi 2 - Milano
mostra dal 5 al 23 maggio 2012 - Urban Painting Gallery – Piazza Manzoni 8 - Carugate
info: urbanpainting@ymail.com   -  www.urbanpainting.info

FEVER OF THE WORN LAND

Una terra logora, ruvida, attraversata da animali che sembrano avere noncuranza dell'uomo. Una dimensione aspra, in cui la vitalità si esprime alla massima potenza, gli sguardi dentro e fuori dal quadro si incrociano per dirsi cose precise e vere, solo apparentemente inconoscibili. Sono i lavori di DAL East, street artist cinese classe 1984, fra i più promettenti della nuova scena internazionale.

Pittore, fotografo, scultore e videomaker, l'opera di DAL è rappresentativa di una nuova stagione della street art: quella di autori lontani geograficamente e culturalmente dalla matrice americana del movimento e in qualche modo più liberi da riferimenti e vincoli espressivi. DAL entra in questo discorso ereditando dall'arte contemporanea un approccio multidisciplinare e critico, al quale affianca lo spirito dell'arte urbana che gioca con gli elementi architettonici e le prospettive, chiamando ad attraversare i luoghi più periferici e desolati della città. Una città abitata da fantasmi, dove gli edifici abbandonati si sciolgono facendo ritorno alla terra, e dallo spazio vuoto emergono nuovi abitanti.

Le sue opere si manifestano a partire da un guazzabuglio di linee nere di metallo lucente, da cui emergono profili e prospettive magiche, esoscheletri e figure che vanno sempre più a definirsi, che si animano in tre dimensioni. Vederle dal vivo è un viaggio incredibile nelle possibilità dell'arte, che si esprime in questo caso in modo basilare, con inchiostro e pennelli su qualsiasi superficie, dando forma e sostanza in primo luogo ai sentimenti, attorno ai quali prendono vita i corpi. Lo fanno attraverso un gesto che appare volutamente continuo, tracciato da un filo che si snoda da un gomitolo, un nastro metallico spesso che viene condotto nell'aria, riuscendo incredibilmente a dare pienezza e consistenza alle figure. Sono esseri fermi quelli che DAL rappresenta, eppur sospinti al movimento continuo dalla spirale da cui sono costruiti, indicante un'infinita traiettoria di crescita per la materia.

A prima vista ciò che colpisce è una tecnica nuova, capace di dare un altro risalto alle figure, alla fisicità: una visione dello spazio e delle prospettive derivata dalla scultura, che DAL ha largamente frequentato ai tempi degli studi accademici, ai quali si aggiunge una ricerca straordinaria sul disegno e l'illustrazione. La tecnica dello schizzo, dello scarabocchio, diviene qui la matrice attraverso cui elaborare un nuovo alfabeto visivo. Le linee che si rincorrono avvolgendo lo spazio vuoto sono il framework basilare attraverso il quale il lavoro di DAL si materializza. La scelta è precisa: rappresentare quel soffio vitale, scoprirlo nei rapporti fisici ed energetici fra gli elementi, sia esso oscuro presagio o intimo bagliore.

Tutto ciò è appunto un tentativo di porre l'accento sul mutamento. Per capirlo bisogna entrare in contatto con la profondità d'animo dei cinesi: essi hanno potenti radici che affondano nel confucianesimo e nel buddhismo ed una straordinaria capacità di ricezione, di sintesi. Nel caso di DAL, questi elementi si fondono con certe sollecitazioni provenienti dalla cultura occidentale: il gusto per il disegno e per il suo linguaggio sottile ed immediato, che si può risolvere nel breve arco di qualche secondo, la passione per gli equilibrismi del circo, ma anche una rivisitazione onirica e personale di certa estetica cyberpunk.

Dal punto di vista del contenuto, c'è chi costruisce la propria arte mettendo insieme piccole unità di significato in un'opera più grande, procedendo dal particolare al totale. DAL invece sembra partire da una visione iniziale nitida che si dipana in una struttura solida e plastica. Contiene un discorso sugli equilibri di forza che attraversano la composizione e procede rappresentando lo spazio vuoto, lasciando scoperte le emozioni (testo di Lorenzo Mazza).

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